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LA SFIDA DELL’M&A ITALIANO: CRESCERE È DAVVERO ANCORA UNA SCELTA?

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IL RUOLO DEI DOTTORI COMMERCIALISTI QUALI FIDUCIARI DELL’IMPRENDITORIA ITALIANA – IL CASO M&L CONSULTING GROUP

 

Nel voler descrivere il multiforme panorama imprenditoriale italiano frequentemente si incede in una sorta di retorica ricorrenza di associazioni terminologiche, che si avvale di elementi topici identificativi di quella lunga storia di tradizione, eccellenza, genialità, artigianalità e raffinatezza che ha contraddistinto la storia produttiva del sistema Paese e che ancora si tenta di rivivere nel presente.

Tuttavia, in questo ben noto leitmotiv, non viene mai evocato il binomio “Italia - grande industria”, proprio per la circostanza per cui il modello della big company americana è forse quanto di più lungi possa esistere dalla PMI, spesso a conduzione familiare, che costituisce, di fatto l’ossatura portante dell’intero sistema imprenditoriale nostrano.

 

Le ragioni del summenzionato fenomeno sono ascrivibili a svariati fattori non solo strettamente economici, ma anche storici e sociologici e non da ultimo anche il timido ricorso al capitale di rischio, di fatto ha reso il nostro mercato borsistico sempre una seconda opzione rispetto al tradizionale canale del finanziamento bancario. Ad oggi, tuttavia, la piccola e media impresa italiana si trova ad operare in uno scenario di competizione globale, in cui operano player multinazionali dotati di risorse non paragonabili, a cui si aggiunga un ottimale sfruttamento delle economies of scale che, di fatto, consente un abbattimento dei costi unitari di produzione ed un miglioramento della marginalità sul prodotto. Oltre a ciò, si consideri anche la maggior resilienza di questi gruppi internazionali al verificarsi di imprevedibili contingenze sfavorevoli quali, a titolo esemplificativo, il recente fenomeno pandemico che ha impattato macroscopicamente tutti gli operatori, obbligandoli ad una non sempre sostenibile prolungata chiusura.

Sovviene naturale interrogarsi in merito alla sussistenza di modalità con cui superare questo scenario imprenditoriale frammentario, senza snaturalo nella sua essenza, ma fornendogli gli strumenti per essere realmente competitivo e vincente sui mercati internazionali, ma soprattutto il concetto di crescita assume, a ben vedere, una connotazione differente: se un tempo l’espansione era una scelta strategica attuabile dall’impresa, oggi assume la veste di un autentico imperativo categorico da perseguire in maniera indefessa e organizzata. L’ormai anacronistica esaltazione della piccola impresa cade d’innanzi all’empirica evidenza per cui la penuria di volumi, di capitali e di risorse rende il business scarsamente competitivo e sostenibile.

 

Da una prospettiva strettamente pragmatica il concetto di crescita è declinabile in due principali accezioni, quella dello sviluppo organico interno, cui si contrappone l’espansione inorganica o esterna, attraverso un processo di acquisizione e/o di aggregazione con altri operatori. Se la prima rappresenta la naturale e lenta evoluzione di un percorso di accrescimento costituito da ciclici investimenti spesso a carico della proprietà stessa, la seconda rappresenta una modalità decisamente più celere che porta alla formazione di poli industriali, più o meno grandi, in grado di ottimizzare le sinergie derivanti dall’integrazione di più soggetti d’impresa.

Ad onore del vero è bene porre in evidenza come il ricorso ad operazioni di M&A o, più in generale, alla finanza straordinaria incontri soventemente, nella realtà quotidiana, tiepide aperture da parte di taluni imprenditori poiché, nella maggior parte dei casi, vi è una conoscenza parziale di questi strumenti, con il correlato rischio di non intraprendere promettenti opportunità strategiche di aggregazione, in forza di uno spesso infondato timore di perdita del controllo societario o, più semplicemente, di aprirsi a nuovi soggetti quali partner di natura finanziaria ovvero industriale.

Una risposta risolutiva a siffatto fenomeno non può prescindere da un percorso di formazione e da una puntuale attenzione alle concrete esigenze degli imprenditori, con un approccio di assistenza concreta e fattiva, che sia in grado di creare un percorso strategico condiviso di aggregazione e di sviluppo aziendale.

In questa fattispecie assume un ruolo pivotale la figura del dottore commercialista che, di fatto, non solo è il primo fiduciario dell’imprenditore, ma anche conosce in maniera approfondita l’azienda, ne condivide le prospettive di sviluppo e, in particolare, riesce ad intercettare, a comprendere ed a valorizzare le esigenze di fondo dell’imprenditore, attraverso una presenza costante e qualificata accresciuta, solitamente, da una lunga pregressa collaborazione. Proprio in questo contesto la figura del dottore commercialista si evolve e si adatta, di fatto trascendendo l’atavico ruolo di advisor fiscale, per divenire un consulente su un fronte molto più ampio, in grado di fornire all’imprenditore gli strumenti per perseguire la succitata crescita inorganica, delineando una strategia efficiente, con un approccio sartoriale e di boutique, che deriva proprio dallo speciale legame di fiducia con l’imprenditore. Ovviamente, la complessità di tali operazioni non può essere gestita da un solo professionista e dal suo team, pertanto il network assume un ruolo imprescindibile, la collaborazione con advisor finanziari, legali, ma anche tecnici consente di fornire una risposta unitaria ad un progetto in cui, necessariamente, svariate competenze debbono concorrere al fine di perseguire la crescita con un approccio strutturato, organizzato ed efficace.

 

Nel contesto milanese, il concetto di evoluzione della professione di dottori commercialisti nei termini di cui sopra, è stato intrapreso con successo da M&L Consulting Group, una società di consulenza strategica e nell’ambito M&A. Nata dall’ambiziosa iniziativa del Dott. Valerio Locatelli Executive Managing Partner dello Studio Locatelli Sani Ravani & Associati di Milano e del Dott. Alessandro Mattii Partner dello Studio Mattii & Partners di Perugia, M&L Consulting Group ha, da subito, fatto propri i valori di network e di pluralismo di competenze, creando un’ampia rete di collaboratori Of-Counsel, ma anche stringendo importanti accordi nel mondo bancario e più in generale della finanza strutturata. Accanto a ciò, è stato parimenti intrapreso un impegno paideutico verso le imprese che ha portato M&L a figurare tra i principali promotori del prestigioso Premio “Industria Felix”, un importante riconoscimento atto a valorizzare l’eccellenza dell’industria italiana attraverso convegni e momenti di confronto costruttivo su tutto il territorio nazionale.

Una realtà giovane, con un team qualificato che attinge le proprie competenze dalla consolidata e duratura storia degli studi professionali dei soci fondatori, in grado di guidare l’imprenditore, passo dopo passo, in un percorso di valorizzazione della propria azienda che può concretizzarsi, a titolo esemplificativo e non esaustivo, mediante l’apertura del capitale a player terzi in grado di apportare ulteriori risorse a supporto del business, attraverso l’acquisizione di competitor o l’integrazione della supply chain, ma anche con la quotazione sui mercati regolamentati.

 

La dimostrazione dell’efficacia di questo modello è ben visibile con la recentissima acquisizione della maggioranza del gruppo perugino Eagleprojects S.p.A. da parte di Palladio Holding, operazione che ha visto M&L Consulting Group come advisor sell side. Una partnership che porterà l’azienda leader nel settore dell’ingegneria e delle telecomunicazioni, a disporre delle necessarie risorse per intraprendere un percorso di crescita strutturato sia sul mercato interno, sia all’estero, anche per il tramite di acquisizioni, che consentano una celere espansione del core-business ed un correlato ampliamento delle competenze e delle aree di operatività collaterali.

 

Si ritorna dunque all’interrogativo originario sull’imperatività di crescere, di aprirsi a nuovi mercati e, più in generale, di trascendere la dimensione nazionale con un approccio anche aggressivo di progressive acquisizioni, che forse costituisce l’unico efficace antidoto per diventare parte attiva e non soccombente in questo darwinismo imprenditoriale per cui, solo chi dimostra di avere il coraggio di cambiare, riesce a resistere nel complesso agone dei mercati internazionali.

 

 

Dott. Alessio Ghidone

nel video: Intervento di Valerio Locatelli 

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